lunedì 8 giugno 2020

Step 12 - VIAGGIO NEL TEMPO: MEDIOEVO E RINASCIMENTO

Ci eravamo lasciati con due articoli che consideravano, territorio per territorio, la tintura nel mondo antico (link: Step 08 / Step 08bis). Facciamo adesso un balzo in avanti ed andiamo a considerare l'evoluzione delle tecniche nel periodo medievale e rinascimentale.

I primi secoli dell'era cristiana coincidono con i primi scambi di materie prime con l'Oriente: alcune città dell'Italia meridionale e della Sicilia divennero così centri di allevamento di bachi da seta. Come conseguenza, vi fiorirono numerose industrie tessili e tintorie. I tintori, per lo più di religione ebrea, si spostarono verso nord e la Toscana divenne sinonimo di prestigio: l'epoca dei Comuni è caratterizzata da Prato, Firenze e Genova, in cui emerse la distinzione fra artigiani della "piccola tinta", alle prese con i coloranti meno nobili e costosi, e quelli della "grande tinta", che potevano disporre dei pigmenti più pregiati.

Grazie all'ordine religioso degli Umiliati, originario dell'Alessandrino, l'espansione dell'industria tintoria coinvolse anche Milano e Venezia, fino a inglobare tutta la penisola. dal 1300 e per buona parte del Rinascimento gli scambi commerciali che interessavano l'Italia erano fittissimi. Le materie prime venivano importate attraverso i porti sul Mediterraneo e dall'Oriente sfruttando la via della seta, mentre i prodotti finiti, prevalentemente lino, cotone, canapa e lana, venivano esportati in tutta Europa.


Antica tintoria medievale


Il metodo più usato era la tintura al tino: il materiale tessile veniva immerso in grandi vasche di cemento e argilla contenenti un bagno colorante gradualmente portato ad ebollizione e agitato in continuazione per facilitare la penetrazione della tinta. Ogni tessuto doveva essere trattato in maniera differente, in quanto le proprietà strutturali dello stesso potevano prevedere procedimenti più o meno lunghi e minuziosi. Il colorante doveva essere di forte tonalità e stabile, ossia resistente al lavaggio e all'esposizione alla luce, in modo da evitare prodotti finiti sbiaditi.

Prima di tutto ciò, però, il tessuto doveva essere esposto ad una fase preliminare chiamata mordenzatura o impiumo: il tessuto veniva immerso in una soluzione bollente di acqua, sali metallici e sostanze mordenti. In questo modo, la presa da parte dei pigmenti (in precedenza macerati e cotti in acqua) sarebbe stata più solida e duratura. Esistevano due categorie di mordenti: da una parte i tannici, cioè composti del fenolo, dall'altra i potassici, ricchi di potassio, il quale reagisce violentemente a contatto con l'acqua.

L'espansione e l'importanza raggiunta dall'arte tessile e tintoria necessitava di essere regolamentata: uno dei primi statuti fu "La Mariegola dell'Arte dei tintori" nel 1429, a Venezia. Da citare anche Giovanventura Rossetti, che nel "Plictho de larthe de tintori che insegna tenger pani telle bombasi et sede si per larthe magiore come per la comune" fornisce una minuziosa descrizione di ricette e metodi di estrazione delle materie prime.

Con la scoperta dell'America del 1492 e la circumnavigazione dell'Africa del 1498, infine, l'Italia perse parte del monopolio costruito nei secoli precedenti a favore di porti commerciali quali le coste portoghesi e dell'europa settentrionale.




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